Consulenza fisiologica secondo le 5 leggi biologiche
Consulenza fisiologica secondo le 5 leggi biologiche

Consulenza fisiologica secondo le 5 leggi biologiche

cinque_leggi_biologiche_introduzione (pdf)

 

Your brain directs all the organs and systems that make up your body

                                                 

Every organic phenomenon of your body is the result of an involuntary brain action (Autonomous Vegetative Nervous System). Your BRAIN perceives and reacts every second to 40 million internal and external Environmental stimuli (omeostasi).

AN UNEXPECTED EVENT…

                   WHICH IS PERCEIVED AS “RISKY”/”DANGEROUS” TO YOUR SURVIVAL

(examples: emotional separation; lach of sustenance; impediment of effectiveness in motor gesture;   attack oners personal integrity…)

ALARMS YOUR BRAIN

WHICH REACTS BY IPER-ACTIVATING A SPECIFIC TISSUE/ORGAN/SYSTEM
TO OVERCOME IT
When you solve or surrender to the unexpected event, the alarm stops and the brain repairs the specific tissue/org an/system used for the purpose.
This reparation is represented by pain, fever, tiredness, swelling and temporary disability .
The duration, intensity and danger of the reparation(“sickness-illness”) is proportional to the duration and intensity of the alarm.

dott. Marco Modesto Brazzo

Fisiologo

Le “malattie” non sono anomalie ma Processi Biologici Sensati

che l’organismo vivente mette in atto per sopravvivere,

in reazione agli stimoli ambientali.

Le Cinque Leggi Biologiche descrivono con precisione la fenomenologia organica nelle varie fasi del Processo Biologico Sensato,

dando il giusto significato ai sintomi, permettendo così, all’Individuo e al Medico,

di agevolare e non ostacolare tale processo di sopravvivenza (“guarigione”).

VIDEO

https://www.youtube.com/watch?v=BgieoLTWdfM&t=76s

https://www.youtube.com/watch?v=X-ZtP-TMnhc&t=7s

https://www.youtube.com/watch?v=z2dKuyPDH-4

https://www.youtube.com/watch?v=u1Z59yaRI0g

https://www.youtube.com/watch?v=w0UnSXh6qGA&t=3s

https://www.youtube.com/watch?v=jAkGTqmAb3A&t=363s

https://www.youtube.com/watch?v=f6wuxQD4S6c&t=14s

 

CASI CONCRETI

ADENOCARCINOMA COLON                                                                

 

Secondo la Medicina convenzionale l’adenocarcinoma del colon è causato dall’abnorme crescita di cellule con la capacità di invadere i tessuti e di diffondersi in altre parti del corpo. I segni e i sintomi possono comprendere: sangue occulto nelle feci, cambiamento dei movimenti intestinali, perdita di peso e sensazione di stanchezza. Lamaggior parte dei tumori colon/rettali sono dovuti allo stile di vita e all’età avanzata e solo pochi casi sono riconducibili a malattie genetiche ereditarie. I fattori di rischio includono: la dieta, l’obesità, il fumo, l’alcool e una scarsa attività fisica. Un altro fattore di rischio è rappresentato dalle malattie infiammatorie croniche intestinali che comprendono la malattia di Crohn e la colite ulcerosa.

Alcune delle condizioni ereditarie che possono causare un tumore del colon-retto includono la poliposi adenomatosa familiare e il cancro colon/rettale ereditario non poliposico; tuttavia, queste condizioni rappresentano meno del 5% dei casi. Il tumore al colon-retto può essere diagnosticato tramite biopsia ottenuta durante una sigmoidoscopia o una colonscopia. Ciò è poi solitamente seguito da esami di diagnostica per immagini per determinare se la malattia si è diffusa.

Il trattamento può includere una combinazione di chirurgia, radioterapia, chemioterapia e terapia mirata. I tumori che sono confinati all’interno della parete del colon possono essere curabili con un intervento chirurgico, mentre se si è diffuso solitamente non è curabile e quindi si sceglie perseguire un tentativo di miglioramento della qualità della vita e dei sintomi. Negli Stati Uniti i tassi di sopravvivenza a 5 anni sono di circa il 65%. Ciò, tuttavia, dipende dalla stadiazione del tumore e dalla salute generale della persona. A livello mondiale, il tumore del colon-retto è il terzo tipo più comune di tumore e costituisce circa il 10% di tutti i casi neoplastici. Nel 2012 sono stati registrati 1,4 milioni di nuovi casi e 694.000 decessi. È più frequente nei paesi sviluppati, dove si trovano oltre il 65 % dei casi, ed è meno comune nelle donne rispetto agli uomini.

Queste ufficiali e consuete spiegazioni eziologiche/patogenetiche oncologiche si esprimono con affermazioni (… la maggior parte….solo pochi… i fattori di rischio… alcune delle condizioni ereditarie…. possono causare… può esserediagnosticato…. possono essere curabili… solitamente non è curabile…) che non appartengono al metodo scientifico(osservazione-verifica- riproducibilità) e, quindi, non danno alcuna certezza, ne sicurezza, su come intervenire.

Il carcinoma del colon è il tumore maligno più frequente originato nel colon, nel retto e nell’appendice. Con 610.000 morti all’anno nel mondo, è la terza forma più comune di cancro. Per questi motivi viene propagandato lo Screening , tra i 50 e i 75 anni.

Ma che si faccia lo Screening o che non si faccia, nei numeri non c’è alcuna evidenza di giovamento, anzi, secondo lo studio scientifico riportato dal New England Journal of Medicine (http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1206809), senza screening il tasso di mortalità è inferiore.

Dagli anni 80 si nota come l’impennata di nuovi casi di tumore, costantemente in crescita, sia proporzionale proprio alla introduzione di nuove tecniche di screening e alle campagne sui controlli preventivi di massa. Nello studio preso in esame si osserva come sia possibile misinterpretare i dati in modo da avere l’illusione che i casi di tumore siano sempre più numerosi ogni anno che passa, e che le tecniche di intervento siano sempre più efficaci: perchè più sono le persone che fanno controlli preventivi, più si eleva il numero dei falsi positivi; e più sono i falsi positivi, più il rapporto tra malati e guariti migliora.

Ma l’accezione di prevenzione in medicina ha anche un altro significato: rilevare in una fase precoce una “anomalia”. Allora penso: “se prendo in tempo questa anomalia e la tratto in anticipo, il rischio che diventi qualcosa di più pericoloso è limitato.
Sapere prima potrebbe effettivamente aiutarmi. E mi dico: è quindi importante che io segua i consigli delle istituzioni e mi sottoponga agli screening di massa e ai check-up completi, che spesso la sanità pubblica mi mette a disposizione anche gratuitamente.
In questo modo sto tranquillo, come quando ho appena fatto il tagliando all’automobile e sono abbastanza certo che non avrò problemi nel prossimo futuro”
.  Questo è un ragionamento che facciamo o che abbiamo fatto tutti, così logico ed evidente….. che però ci dimostra quanto l’evidenza sia relativa: perchè, in effetti è solo un ragionamento, ma è fallace.

Infatti le evidenze scientifiche ci dicono altro:
questo studio di Cochrane del 2012 ha revisionato 16 ricerche che hanno coinvolto circa 200.000 persone, sulla efficacia delle visite di controllo di routine per persone in salute e generalmente non a rischio. I risultati sono stati: “I controlli generali sulla salute [nelle persone sane NDR] non riducono gli stati patologici o la mortalità, né in generale, né per cause cardiovascolari o per cancro, nonostante il numero di nuove diagnosi aumenti. 
Esiti nocivi importanti, come gli interventi di procedura in seguito alla diagnosi o gli effetti psicologici a breve termine, spesso non sono studiati o non sono segnalati, e molti di questi studi hanno difetti metodologici.  Visto il gran numero di partecipanti e il numero dei decessi, visti i lunghi periodi di analisi utilizzati, e considerando che la mortalità per cause cardiovascolari e cancro non è stata ridotta, è improbabile che le visite di controllo generali sulla salute diano un beneficio.”
È quindi improbabile che fare prevenzione ad ampio raggio, come è generalmente consigliato, possa apportare benefici. O, perlomeno, non c’è evidenza scientifica che sostenga di consigliarlo. Tuttavia questo studio ha indagato solo l’efficacia, ma non ha potuto indagare i possibili effetti avversi dei controlli periodici. Per questi ultimi ci sono numerosi altri studi che entrano nello specifico di ogni tipo di controllo.

Ci sono invece numerose ricerche che certificano l’insostenibilità del rapporto rischi/benefici. Abbiamo già parlato degli screening mammografici, e del perchè oggi è ragionevole non farli. Lo stesso discorso vale per i controlli di routine alla prostata (con il test PSA nessun beneficio ma 20% di falsi positivi), o per i controlli regolari a raggi X dei polmoni (nessun beneficio e forte rischio di sovradiagnosi, un po’ meno per la TAC).
“Prevenire è meglio che curare” per le persone in salute è un falso mito e, anzi, comporta dei rischi.
Se il concetto di prevenzione nel paradigma sanitario attuale ha un senso – perchè è importante immunizzarsi dai microbi e perchè si può intervenire prima che un malanno ci colga di sorpresa – nel paradigma delle Leggi Biologiche questo senso non c’è.
Non è infatti logicamente possibile prevenire una DHS, cioè un evento inaspettato che prende in contropiede l’organismo: prevenire l’imprevisto è un ossimoro, un paradosso.
Nella vita l’unico modo per evitare l’imprevisto è non esistere. In sostanza, comportarmi bene non mi metterà nelle condizioni di non “fare conflitti”.

Secondo le 5 Leggi Biologiche questo adenocarcinoma è la fase simpaticotonica (proliferazione cellulare della muscosa del colon, con qualità secretoria)  attivata dal Cervello che ha percepito (sentito biologico) una contrarietò indigesta, ripugnante, vile, insidiosa, che non riesce ad allontanare (evacuare). Quando questo bisogno impellente di “allontanare la porcheria” cessa, il Cervello attiva la fase vagotonica riducendo la proliferazione cellulare (per necrosi caseosa da TBC  con lievi emorragie).

Fabrizio, compiuti 50 anni, accoglie l’invito allo Screening diagnostico proposto a tutti gli uomini che superano questa età. Al momento dell’esame non soffre di alcun disturbo.

Durante l’esame viene riscontrato un polipo sessile che viene asportato e inviato all’esame istologico dal quale risulta un adenocarcinoma del sigma.

Nella sua anamnesi remota Fabrizio non presenta alcun fattore di rischio ne condizioni ereditarie per questo tipo di carcinoma.

Gli Oncologi consigliano a Fabrizio un’urgente emicolectomia con sigmoidectomia per contenere la potenziale diffusione delle cellule tumorali per via linfatica.

Fabrizio chiede se questa operazione chirurgica è risolutiva. La risposta degli Oncologi è no, perchè non si sà se, nel frattempo, la neoplasia si è divulgata tramite la circolazione sanguigna.

Quindi Fabrizio chiede quanto l’operazione chirurgica riduca le probabilità di metastasi. La risposta è il 5% perchè la metastasi avviene al 95% tramite la circolazione sanguigna. Per Fabrizio il 5% non è sufficiente a motivare una “mutilazione” del genere… Invece per gli Oncologi anche il 5 % è molto pericoloso.

Fabrizio consultando le 5 Leggi Biologiche riceve, invece che ipotesi, spiegazioni scientifiche concrete, logiche e verificabili ….(spiegazione conflitto). Avendo verificato che i suoi sintomi si riferiscono alla fase vagotonica del suo Processo Biologico Sensato, decide di controllare l’andamento del suo fenomeno organico ( riduzione “adenocarcinoma”) nel tempo di un mese con Esami comparativi adeguati.

Se la neoplasia è veramente così aggressiva come sostengono gli Oncologi, trascorso un mese, dovrebbe essere cresciuta e metastasizzata visto che ogni cellula sanguigna ( comprese quindi quelle “maligne”) ogni minuto fa il giro di tutto il corpo.

Gli Oncologi non sono d’accordo e non assistono Fabrizio nella sua decisione consapevole e legittima (Costituzione Italiana art.32; Codice di deontologia Medica Art 3. Doveri del Medico; Carta Europea dei Diritti del malato art.5 Diritto alla libera scelta) ma insistono per l’ asportazione chirurgica.

Solo un Oncologo esterno, consultato da Fabrizio per avere un altro parere, considera l’opzione di aspettare e valutare con esami comparativi a distanza.

La Colonscopia di controllo del 10 febbraio 2017 e gli Esami del sangue del 6 giugno 2017

(marcatori tumorali: CA 19,9 vln <37; CEA <0,50 vln <5.0) confermano le Leggi Biologiche.

Quindi i sintomi ed i reperti clinici, ritenuti dalla Medicina convenzionale “maligni”, rappresentavano la fase di riduzione della proliferazione cellulare della tonaca mucosa del colon sigmoideo, che ora è terminata e nessuna cellula è migrata perchè eventuali altre proliferazioni in organi distanti non vengono trasmesse dal “brutto male” ma, casomai, sarebbero altri processi organici attivati dal Cervello per altre precise “percezioni ambientali”.

Oggi Fabrizio gode di ottima salute e possiede ancora l’integrità del suo apparato digerente!

 

ALOPECIA

La Medicina convenzionale definisce alopecia il processo di diminuzione della qualità e della quantità di capelli o la loro scomparsa.

L’eziopatogenesi della malattia resta ancora oggi misteriosa. Infatti gli studi e le ricerche non hanno mai verificato le loro ipotesi sui quattro possibili fattori scatenanti:

  • genetico, talvolta con trisomia del cromosoma 21;
  • immunologico, che comporterebbe uno stato di diminuzione delle difese immunitarie oppure una compartecipazione di malattie a sfondo autoimmunitario (per esempio tiroidite);
  • nutrizionale, per carenza di proteine, vitamine o minerali dovuta a diete troppo restrittive o malattie (es. anemia):

psicologico, causato da stress ed eventi traumatici.

Tipologia:

  • l’alopecia androgenetica che riguarda solo i capelli delle zone frontali e superiori del capo. Si è a lungo definita alopecia seborroica perché frequentemente è accompagnata da un’elevata secrezione sebacea. Tuttavia gli studiosi hanno abbandonato questa definizione dopo aver dimostrato che il sebo non è la causa della calvizie androgenetica, ma solo un fenomeno associato, peraltro non sempre presente;
  • il telogen effluvium, in tale manifestazione i capelli cadono copiosamente senza formare alcuna chiazza;
  • l’alopecia areata, forma nel suo manifestarsi chiazze glabre;
  • l’alopecia areata totale, scomparsa dei capelli in tutto il capo;
  • l’alopecia areata universale, che riguarda i peli di tutto il corpo;
  • l’alopecia psicogena;

Le cure proposte sono:

TRATTAMENTI TRICOLOGICI. Uso di prodotti igienici, fiale e lozioni anticaduta, in grado di arginare i sintomi esteriori dell’alopecia. TERAPIA LASER PER CAPELLI. I trattamenti laser sono un rimedio efficace soprattutto se utilizzati in combinazione con i trattamenti tricologici. Nel trattamento dell’alopecia permettono di stimolare l’attività follicolare.

TRATTAMENTI BIOSTIMOLANTI PER CAPELLI. I trattamenti di biostimolazione energetica con l’Alta Frequenza sono in grado di penetrare all’interno dei follicoli con un effetto rivitalizzante sulla cute. AUTO-TRAPIANTO CHIRURGICO DEI CAPELLI. È un rimedio estremo a cui si ricorre nei casi di alopecia cicatriziale dove i follicoli non possono più essere “risvegliati”. Non è una cura, ma una soluzione alternativa per chi, essendo ormai “fuori tempo massimo”, vuole comunque ottenere l’infoltimento dei capelli.

Eliana all’inizio di maggio 2015 si accorge che suo figlio Giulio (4 anni) perde ciocche di capelli sulla nuca. Insoddisfatta delle ipotesi eziologiche della Medicina convenzionale chiede la Consulenza con le 5 Leggi Biologiche per capire questo fenomeno organico.

Secondo le 5 leggi biologiche, il Cervello del’individuo che inaspettatamente (DHS) non riceve più le carezze sulla testa, va in allarme (CA, fase simpaticotonica) producendo necrosi dell’epidermide ed in particolare del follicolo pilifero(caduta progressiva dei capelli, “alopecia androgenica”) . Il senso biologico è che grazie alla diminuita sensibilità si dimentica la mancanza di carezze sulla testa.

Quando il conflitto di separazione dalle carezze si risolve (CL) l’organismo entra in fase di riparazione (vagotonica). Nella prima fase (PCLA) si ha la perdita dei capelli a mazzi (chiazze glabre / “alopecia areata”) e nella seconda fase (PCLB) si ha arrossamento del cuoio cappelluto con forfora e ricrescita progressiva dei capelli.

A metà gennaio 2015, al ritorno alla Scuola Materna dalle vacanze Natalizie, Giulio non fà più il riposino pomeridiano (DHS), durante il quale, per addormentarsi, la Maestra lo accarezzava sulla nuca.

Ad inizio maggio 2015 Giulio riprende a fare il riposino pomeridiano e torna a ricevere le carezze dalla Maestra (CL) e contemporaneamente comincia a perdere i capelli a mazzi.

Siccome i tempi di riparazione (fase PCL) sono proporzionali alla durata del conflitto (CA), ad agosto 2015, dovrebbe cominciare la ricrescita, a patto che non ci siano recidive conflittuali.

A metà agosto 2015 ricevo questa comunicazione dalla mamma di Giulio:

“Ti scrivo per comunicarti che a fine luglio i capelli di una prima chiazza della testa hanno cominciato a ricrescere ed ora anche i capelli delle altre chiazze stanno facendo altrettanto, con nostra grande gioia.”

 

APPENDICITE

Secondo la Medicina convenzionale l’appendicite è causata da un’ostruzione della cavità dell’appendice, che più frequentemente avviene per via di una calcificazione di feci. Anche del tessuto linfoide infiammato da una infezione virale, dei parassiti, dei calcoli biliari , o delle neoplasie possono causare l’ostruzione. L’ostruzione porta ad un aumento della pressione nell’appendice, ad una diminuzione del flusso di sangue ai tessuti della stessa e ad una proliferazione batterica all’interno che è la causa diretta dell’infiammazione. La combinazione tra l’infiammazione, la riduzione del flusso sanguigno all’appendice e la sua distensione provoca la lesioni dei tessuti e la loro morte. Se questo processo non viene trattato, l’appendice può scoppiare rilasciando batteri nella cavità addominale, con conseguente grave dolore addominale e verficarsi delle complicanze.

Il trattamento standard per l’appendicite acuta è la rimozione chirurgica della appendice.

La chirurgia riduce il rischio degli effetti collaterali correlati con la rottura dell’appendice. Gli antibiotici possono essere altrettanto efficaci in alcuni casi di appendicite non rotta.

Secondo le 5 leggi biologiche il Cervello:

(1 Legge) quando percepisce una contrarietà ripugnante indigesta (di solito in ambito famigliare, come il bambino che assiste ad una lite violenta tra i genitori),

(2 Legge)  attiva l’intestino cieco e in particolare l’appendice ( tratto intestinale necessario per la digestione della cellulosa)

(3 Legge) con una proliferazione della parete per un miglior assorbimento del nutrimento. Questa proliferazione cellulare provoca facilmente l’occlusione dell’intestino cieco che durante la fase di soluzione del confitto (contrarietà ripugnante indigesta) può lacerarsi (perforazione: cosiddetta appendicite acuta).

(4 Legge) Effettuando un esame istologico dell’appendice si evidenzierà sempre la necrosi caseosa dei tessuti (ad opera dei micobatteri TBC).

Sofia, 21 anni, il 28 marzo appena rientra in Italia da una vacanza a Londra, accusa un forte dolore all’addome e vomito. Portata in autoambulanza al Pronto Soccorso le viene diagnosticata una “epigastralgia” e somministrati degli analgesici con l’invito a ripresentarsi in caso persista la sintomatologia. Sofia torna a casa ma il dolore non diminuisce….. e,  soprattutto, non è soddisfatta della diagnosi.

Chiede consulenza con le 5 leggi biologiche e riscontra che i sintomi sono riferibili ad una attivazione dell’intestino cieco (appendice).

Infatti si era recata a Londra per far visita alla famiglia che l’aveva “adottata” per un anno nel 2012 e, il giorno prima di rientrare in Italia, era stata inaspettatamente (DHS) testimone di una lite violenta tra i genitori (il marito era ubriaco).

Il 29 marzo, torna in Ospedale per il controllo, le viene diagnostica l’infiammazione dell’appendice e le viene prescritto l’antibiotico per 7 giorni. Se il dolore non regredirà è prevista l’asportazione chirurgica.

Sofia sceglie di usare l’antibiotico ( a metà dosaggio per limitare ma non annullare l’opera sensata dei micobatteri, cioè la demolizione della proliferazione della parete intestinale) solo nel caso il dolore non regredisca con rimedi naturali (enteroclisma con acqua fresca; impacco di ricotta e l’assunzione di fitopreparato per infiammazione intestinale),

 

Nei giorni successivi il dolore regredisce completamente e l’organismo di Sofia porta a termine il suo Processo Biologico Sensato.

TUMORE AL SENO

CARCINOMA DUTTALE

La Scienza Medica ancora non è riuscita a comprendere il motivo che scatena il carcinoma duttale del seno. Sono però stati evidenziati i cosiddetti fattori di rischio, ossia gli elementi più comuni riscontrati nei malati. Anzitutto l’età: la gran parte delle donne affette da tumore al seno ha già compiuto i 50 anni. Inoltre, in buona parte dei malati, è stata evidenziata la presenza di specifici geni che sembrano predisporre maggiormente un organismo a questa malattia. Sono proprio questi geni a causare l’ereditarietà dei tumori al seno: appaiono maggiormente vulnerabili, infatti, le donne appartenenti a una famiglia nella quale vi sono persone malate di cancro. Negli ultimi anni le ricerche hanno poi evidenziato uno stretto legame tra la formazione del tumore e l’assunzione eccessiva di ormoni come gli estrogeni. Inoltre sembrano maggiormente predisposte le donne i cui seni mostrano iperplasia o tessuti particolarmente densi. Infine è opportuno evitare uno stile di vita poco salutare: obesità e fumo, infatti, possono contribuire alla trasformazione delle cellule in maligne.

Per le 5 Leggi Biologiche il “carcinoma duttale” del seno è la fase vagotonica, del Processo biologico sensato diretto dal Cervello. Essa costituisce la riparazione dell’epitelio pavimentoso di rivestimento dei dotti tramite tumefazione della mucosa (accompagnata da iperestesia, prurito ed eventuali fitte dolorose) a seguito di una fase simpaticotonica durante la quale si è prodotto un allargamento ulceroso dei dotti lattiferi (per far “defluire meglio il latte”). Terminata la fase vagotonica questa tumefazione, con rigonfiamento a monte di essa, regredisce o si “incista” (nodulo).

La conflittualità biologica che determina questo Processo Biologico è legata alla separazione improvvisa (un partner famigliare mi è stato “strappato dal seno”)

Il 6 gennaio 2017 Cristina (50 anni) avverte dolore al seno destro e alla palpazione sente un rigonfiamento caldo.

Il suo Medico di base dice che è un’infiammazione e le prescrive l’antibiotico per 6 giorni.

Il sintomo persiste ed allora Cristina si sottopone ad indagine diagnostica (mammografia-ecografia-biopsia) dal quale risulta: carcinoma duttale in situ (formazione solida di circa 4 cm) neoplasia di grado alto.

Dopo RMN viene consigliato, dagli Oncologi di Trento, di togliere metà mammella destra e fare radioterapia; poi, al secondo consulto di toglierla tutta e non fare radioterapia.

A Milano gli Oncologi consigliano subito di togliere tutta la mammella così da evitare la radioterapia. (perchè è “inglobato” e in situ).

Cristina non è soddisfatta, perchè vuole cercare la causa di questo suo “problema fisico” e così capire la soluzione immediata e per il futuro.

Per questo motivo, ad inizio Febbraio, chiede una Consulenza per capire il suo fenomeno organico con l’aiuto delle 5 leggi biologiche.

Il 19 agosto 2016 improvvisamente (DHS), per nuova regolamentazione, rischia di perdere il lavoro nella sua Scuola (sentito biologico: “i miei alunni mi vengono strappati via”….perdo il senso della vita, non ho fatto famiglia e i miei alunni sono “come miei figli”).

Ricerca disperatamente una modalità per rimanere in quella Scuola (simpaticotonia=necrosi dotti lattiferi).

Ad inizio gennaio 2017 (CL) trova le soluzioni per poter rimanere con i suoi allievi (vagotonia = proliferazione cellulare mucosa dotti lattiferi).

Verificato il suo Processo Biologico Sensato, Cristina sceglie di aspettare almeno un mese e poi verificare il comportamento (crescita) del suo tessuto. Nell’attesa pratica delle visualizzioni organiche mentali positive e attività motoria di svago (camminate in montagna).

A fine marzo 2017, l’esame TAC-PET, non rileva più “l’estesa eteroplasia” rilevata nelle visite precedenti (con Mammografia e Risonanza Magnetica) e nessuna disseminazione di questo processo evolutivo dalla sua sede di origine ad altri organi del soggetto (cosiddette “metastasi”).

Cristina contenta di questo risultato rimane allibita quando gli Oncologi, nonostante la scomparsa della neoplasia insistono per l’asportazione chirurgica del seno…..

“L’arte della medicina è distrarre il paziente mentre la Natura lo guarisce”

Voltaire

EPITELIOMA BASOCELLULARE

 Secondo la Medicina l’epitelioma basocellulare è una Neoplasia maligna della cute costituita da cellule epiteliali morfologicamente simili alle cellule germinative dello strato basale dell’epidermide e del follicolo pilifero. Il carcinoma basocellulare viene considerato un tumore maligno, localmente invasivo a lenta crescita con scarsa capacità alla metastatizzazione. È il più frequente tumore maligno cutaneo e rappresenta da solo il 65÷77% di tutte le neoplasie maligne della cute che colpisce soggetti adulti bianchi, con cute chiara, soprattutto nel sesso maschile. Le cause sono ancora ignote, anche se studi e ricerche di biologia molecolare hanno consentito di individuare alcuni fattori che possono indurre la comparsa di questa neoplasia, quali: radiazioni ultraviolette, radiazioni ionizzanti, esposizione prolungata ad agenti chimici, affezioni geneticamente determinate localizzate o sistemiche che riducono la capacità riparativa dell’epidermide, anomalie localizzate di tipo nevico (nevo sebaceo).

Secondo le 5 Leggi Biologiche, invece, l’epitelioma basocellulare è una proliferazione del Derma (tessuto di derivazione embrionale mesodermica) diretta dal Cervello, quindi, sensata.

 La conflittualità biologica all’origine di questo Processo Biologico Sensato è “ l’attacco alla propria integrità (esser ferito,  deturpato, insudiciato…)” .

Durante il conflitto (fase simpaticotonica) il Derma ispessisce (melanoma) per proteggere l’individuo dagli “attacchi esterni”, quando si risolve il conflitto (conflitto lisi) la proliferazione viene ridotta (fase vagotonica) per necrosi caseosa tramite micobatteri (cosiddetta tubercolosi aperta della pelle, perché si ulcera il l’epitelio pavimentoso sovrastante).

Maria Rosa, 61 anni, da inizio giugno 2013, ha una ulcerazione sul naso che non si rimargina. Lei prova a farlo cicatrizzare con polvere specifica, ma senza risultato (anche perché spesso se lo gratta). A fine settembre si rivolge dal Medico che la invia dal dermatologo. La diagnosi è di epitelioma basocellulare da asportare urgentemente perché maligno. A questo punto Maria Rosa, che ha già sperimentato le 5 Leggi Biologiche, chiede consulenza per capire questo Processo Biologico.

A maggio 2013, Maria Rosa si allarma (fase simpaticotonica) perché avendo intrapreso l’attività sportiva  della canoa si sente “minacciata” dal sole e dal suo riverbero sull’acqua. Dopo circa un mese si tranquillizza (conflittolisi) perché ha trovato delle soluzioni valide (crema solare adatta e berretto con visiera). A questo punto compare sul suo naso l’ulcera  dell’epitelio pavimentoso sovrastante la necrosi  (fase vagotonica). All’inizio non ci da importanza… ma spesso se la gratta (recidiva conflittuale) , perché l’organismo si sente attaccato in quella zona cutanea) e quando vede che, nonostante la polvere cicatrizzante che applica, l’ulcerazione rimane si sente “deturpata” (recidiva conflittuale). Con queste percezioni, il Cervello di Maria Rosa (Sistema Nervoso Vegetativo Autonomo) torna in fase simpaticotonica interrompendo la riparazione (fase vagotonica).

Per evitare queste recidive Maria Rosa prima “copre” l’ulcerazione con pomata cicatrizzante e cerotto in modo da non vederla e difenderla dal riflesso di grattarsi. Trascorso un mese e verificato che l’ulcerazione non aumenta (ma non si chiude) si può procedere con l’asportazione chirurgica senza “ostacolare”, con questa scelta, il  lavoro del Cervello.

Il chirurgo è bravo nel “ricostruire” il naso e l’esame istologico del tessuto asportato risulta negativo.

 

LOMBOSCIATALGIA

ernia del disco 

Secondo la Medicina, in condizioni normali l’equilibrio fra i componenti dell’articolazione intervertebrale (anello fibroso, nucleo polposo, piatti cartilaginei e legamenti) è tale da non permettere la formazione di un’Ernia del disco.
Prove eseguite con carichi crescenti hanno dimostrato, infatti, che si giunge ad una frattura vertebrale prima che all’erniazione del disco.
Perché l’ernia del disco si produca è quindi necessario che esistano fattori predisponenti, di natura degenerativa a carico dei mezzi di contenzione del nucleo (anello fibroso e piatti cartilaginei) mentre, d’altro canto, il nucleo deve essere ancora ben conservato per poter protrudere.
Molte ipotesi sono state fatte su questi fattori predisponenti (sforzi ripetuti, posture sbagliate, scoliosi, difetti morfologici congeniti come la spondilolistesi, alimentazione ecc.) ma nessuna è stata verificata scientificamente, tranne per il fattore traumatico della colonna vertebrale. In questo caso, come già detto, si frattura prima la vertebra e di conseguenza il disco.

Le 5 Leggi Biologiche, spiegano il fenomeno organico della degenerazione a carico dei mezzi di contenzione che origina l‘Ernia del disco.


Durante la fase simpaticotonica, del Processo Biologico diretto dal Cervello, avviene una necrosi del tessuto che compone l’anello fibroso, i piatti cartilaginei e il nucleo polposo. Durante la fase vagotonica l’anello fibroso inizia a ripararsi e, in questa fase di “debolezza” cede sotto la pressione del disco che si gonfia per ripararsi a sua volta (ernia che comprime la radice nervosa).

La conflittualità biologica che determina questo Processo Biologico Sensato è dovuta alla svalutazione centrale dell’individuo (“non essere adeguato nel proprio ruolo”) . La localizzazione del Processo Biologico è relativa al tipo di svalutazione :

  • non sono all’altezza della situazione, abbasso il capo” attivazione  delle vertebre cervicali;
  • non riesco in questa responsabilità”attivazione delle  vertebre dorsali;
  • non riesco ad essere adeguato come partner, non riesco a farmi intendere; non sono considerato” attivazione delle vertebre lombari.

Elena, 51 anni, da febbraio 2012 soffre di dolore alla zona lombare e all’arto inferiore destro. Dopo un mese di riposo dal lavoro e di cure (analgesici, antinfiammatori ed infine cortisone), siccome il sintomo non scompare, in marzo viene sottoposta ad esame con Risonanza Magnetica.
La diagnosi è la seguente.
“a livello L4-L5 :protrusione discale paramediana posteriore destra, impegna l’origine del forame di coniugazione omolaterale, riducendone l’ampiezza e determinando impronta sulla corrispondente radice emergente.
A livello L5-S1: esiti di emilaminectomia destra. Il disco intersomatico residuo protrude
moderatamente in sede mediana-paramediana posteriore destra determinando lieve impronta sul contorno ventrale del sacco durale e sulla corrispondente radice emergente omolaterale.”


Il Medico propone la visita neurochirurgica per valutare l’intervento chirurgico.
Elena, che ha già subito un intervento simile nel passato, prima di valutare questo intervento vuole sapere perchè le è venuta questa ernia al disco e si rivolge al sottoscritto per capire la sua “malattia” con le 5 Leggi Biologiche.
Nell’ottobre del 2010 suo figlio viene bocciato in quarta geometri e vuole interrompere la scuola per andare a lavorare. Elena si sente improvvisamente inadeguata nel farsi ascoltare dal figlio per farlo desistere dalla scelta. Il figlio fa di testa sua e va a lavorare. Elena rimane in “allarme” (fase simpaticotonica). Poi il figlio decide in ottobre 2011 di riprendere la scuola serale e, nel febbraio 2012, riporta degli ottimi risultati scolastici. Elena si rilassa e lascia andare ogni preoccupazione per il figlio . Comincia, così, la lombosciatalgia (fase vagotonica di riparazione).
Grazie a questa precisa verifica, Elena decide di aspettare la fine della riparazione, riguardandosi ed eseguendo alcuni esercizi chinesiterapici di scarico della colonna vertebrale per sopportare meglio questo fenomeno organico chiamato lombosciatalgia.

La fase vagotonica dura proporzionalmente alla fase simpaticotonica ed infatti Elena, alla fine del 2012, si è rimessa completamente senza ricorrere all’intervento chirurgico.

 

FERITA, infezione, tetano…

 

Michele, 40 anni, mentre lavora con la motosega si lacera il pollice della mano.

Si reca al Pronto Soccorso dove il protocollo è:

  1. sutura chirurgica,
  2. vaccinazione antitetanica,
  3. bendaggio,
  4. assunzione di antibiotico.

 

Michele chiede la Consulenza con le 5 leggi biologiche per capire cosa sia sensato in questo “protocollo”.

Secondo le 5 leggi biologiche il Cervello reagisce al conflitto di attacco alla propria integrità (ferita) con il derma (tessuto di derivazione embrionale mesodermica). Il fenomeno organico di protezione consiste nella proliferazione del derma per ispessire la pelle. Una volta finito il periodo di attacco, il Cervello rimuove la proliferazione cellulare con l’aiuto dei micobatteri che la caseificano (pus).

  • L’organismo non aspetta la “sutura chirurgica” per provvedere alla cicatrizzazione. I meccanismi biofisiologici, atti a questo processo di difesa dell’integrità fisica, iniziano immediatamente dopo il trauma. E’ chiaro che, se la lacerazione è molto allargata o profonda, la sutura favorisce questi meccanismi che impiegheranno meno tempo nel “saldare” i tessuti e la cicatrice sarà “più bella”.
  • Le spore tetaniche sopravvivono nel nostro corpo per mesi o anni senza germinare: la loro sopravvivenza, germinazione o eliminazione dipendono dal nostro Sistema Immunitario (diretto dal Cervello). La contrazione muscolare tetanica è un fenomeno epilettico (CE) della seconda fase (vagotonica) del Processo Biologico Specifico, che ripara una o più unità motrici (relè corticale/motoneurone/placca motrice). Infatti il tetano può colpire anche persone completamente immunizzate dalla vaccinazione. Nessuna Casa Farmaceutica, che produce il vaccino, garantisce la protezione dal Tetano e, men che meno, i Sanitari che la praticano (basta chiedergli una firma a garanzia!). Il bacillo del tetano vive come innocuo commensale nel tratto intestinale di molti animali e anche dell’uomo stesso. Qualsiasi persona sana può albergare il bacillo del tetano nel suo intestino. La letteratura scientifica fornisce molti dati sulla presenza di un’adeguata immunità naturale contro il tetano; cioè molti soggetti, anche bambini piccoli, presentano una quantità protettiva di anticorpi antitetanici pur non essendo mai stati vaccinati. Inoltre, fosse anche vero che la vaccinoprofilassi produce immunità, questo avviene dopo 15 giorni dall’inoculazione, mentre il Tetano insorge entro alcune ore, massimo 10 giorni dal trauma. Quindi, in caso di ferita, “proteggersi” con la vaccinazione o il suo richiamo è contradditorio nel protocollo della medicina convenzionale.
  • L’ambiente caldo umido che si crea con il bendaggio favorisce i processi di macerazione tissutale ritardando la cicatrizzazione. E’, quindi, fondamentale garantire una medicazione permeabile che permetta gli scambi di gas e vapore acqueo tra ferita ed ambiente esterno.
È ampiamente dimostrato che buoni livelli di ossigeno favoriscono la cicatrizzazione. Se è vero che la stragrande maggioranza di ossigeno arriva dal letto vascolare, è pur vero che una buona ossigenazione dell’ambiente di permanenza favorisce quegli scambi gassosi che abbiamo menzionato. Inoltre l’ossigenazione è indispensabile per l’eliminazione della tossina tetanica (anaerobica).
  • L’antibiotico uccide i batteri incaricati dal Cervello a “caseificare” (pus) la proliferazione del derma, quindi quest’ultima si incapsula (cheratosi, cheloide…).

Con queste informazioni, Michele accetta la sutura chirurgica e il bendaggio (rifiuta vaccinazione ed antibiotico) ma, tolti i punti dopo una settimana, verifica insieme al Medico Chirurgo che la cicatrizzazione stenta a generarsi ed è presente una notevole suppurazione (fase PCLB del Processo Biologico Sensato).

Nonostante il Medico insista nel :

  • applicazione di pomata per togliere l’èscara perchè, secondo lui è segnale poco positivo di prosecuzione del processo di cicatrizzazione (L’èscara è una porzione di tessuto andata incontro a fenomeni necrotici e ben delimitata dal circostante tessuto sano. Nel processo di guarigione è destinata a essere sostituita fisiologicamente da una cicatrice);
  • continuare con bendaggio chiuso per umidificare la ferita;
  • se non cicatrizza,- valutare una seconda sutura.

 Michele, invece, sceglie di :

  1. togliere il bendaggio
  2. praticare ossigenazione della ferita
  3. riprendere a lavorare con guanto protettivo.

Il risultato è che Michele guarisce perfettamente nei 15 giorni successivi.

 

INTOLLERANZE ALIMENTARI

 

Secondo la Medicina, sia convenzionale che alternativa, l’intolleranza alimentare è una reazione indesiderata del nostro organismo scatenata dall’ingestione di uno o più alimenti (o sostanze attive) oppure da disfunzioni/disturbi a carico dell’apparato digerente (intolleranze enzimatiche e intolleranze farmacologiche). Tale reazione è strettamente dipendente dalla quantità dell’alimento non tollerato ingerito (dose-dipendente) ma a differenza delle allergie alimentari, non è mediata da meccanismi immunologici.

L’intolleranza alimentare si manifesta con l’insorgere di sintomi spesso sovrapponibili a quelli delle allergie alimentari.

Le intolleranze enzimatiche sono determinate dall’incapacità dell’organismo di metabolizzare alcune sostanze presenti negli alimenti. Questo difetto degli enzimi deputati al metabolismo di determinate sostanze generalmente è congenito, ma talvolta può essere acquisito nel tempo. Le intolleranze alimentari su base enzimatica sono numerose e comprendono un certo numero di malattie che riguardano il metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei lipidi. L’organo coinvolto in questo processo è in primo luogo l’intestino, che recepisce alcuni cibi come “tossici”, coinvolge il sistema immunitario e scatena le reazioni infiammatorie. In questa sintesi convenzionale i tentativi di trovare le cause dell’intolleranza alimentare si arenano subito nelle solite ipotesi non verificate scientificamente (genetica, ereditarietà, stress, manipolazione industriale del cibo, inquinamento… ed, alla fine, il “Sistema Immunitario impazzito” la fa da padrone..). E, quindi, i rimedi rimangono quelli di tenere lontano l’individuo dall’allergene responsabile o combattere le reazioni del corpo con antistaminici o immunosoppressori (cortisonici).

Secondo le 5 Leggi Biologiche, invece, le intolleranze alimentari sono reazioni sensate dell’organismo determinate dalla riattivazione di uno allarme (DHS=conflitto biologico), dovuto alla presenza di una sostanza o di un elemento (situazione specifica) al momento della DHS (allarme) e che, per questo, costituiscono un binario conflittuale.

Il Cervello, in sostanza, innesca un binario a livello percettivo/emotivo, per cui il nostro organismo recepisce sempre (o almeno sino a quando l’allarme non venga risolto del tutto) che quella sostanza o quella situazione sono collegate al conflitto subito in passato e, quindi, ripropone la sua azione di difesa (reazione “allergica”).

Alessia, 37 anni, dal 1980, soffre di intolleranza alimentare al burro, latte e derivati. Questa intolleranza si manifesta con stanchezza, disidratazione e desquamazione della pelle delle mani, con prurito (anche sulle cosce dietro ai popliti).

Venuta a sapere l’esistenza delle Leggi Biologiche, vuole verificare la causa del suo disturbo, insoddisfatta dalle ipotesi della Medicina sia convenzionale che alternativa che le hanno proposto solo rimedi per combattere le reazioni del suo organismo.

Tutte le ipotesi franavano quando dovevano spiegare come mai Alessia fino all’età di otto anni poteva mangiare burro e derivati senza avere alcuna reazione avversa. Con l’aiuto del Consulente viene evidenziato l’allarme (conflitto biologico di separazione/perdita inaspettata del contatto con madre) che ha fatto reagire l’organismo di Alessia.

Una sera all’ora di cena, quando Alessia aveva otto anni, la mamma sta male e l’Autoambulanza la trasporta d’urgenza all’Ospedale. Alessia viene affidata ai vicini di casa che la costringono a mangiare una pasta al burro, che non le piaceva… Da quel momento Alessia diventa intollerante al burro e agli altri derivati del latte.

Verificata questa DHS (conflitto di separazione/perdita di contatto), Alessia, prima segue delle prescrizioni per cambiare percezione di quell’episodio (allarme / DHS), poi segue una riprogrammazione “evoluzionistica” percettiva dell’alimento intollerato.

Oggi Alessia non è più intollerante ai derivati del latte.

 

PUBALGIA

Per la Medicina Fisiatrica la pubalgia è una tendinopatia inserzionale di natura infiammatoriache interessa le inserzioni dei muscoli adduttori della coscia a causa del sovraccarico funzionale o di microtraumi ripetuti.

Per la Medicina Osteopatica la pubalgia può essere traumatica o cronica.

Nel primo caso il meccanismo traumatico modifica i rapporti articolari delle iliache (anteriorità, posteriorità, superiorità) alterando la biomeccanica delle stesse. Questa alterazione biomeccanica causa tensione nei legamenti  della sinfisi pubica e nelle inserzioni tendinee degli adduttori. Il problema si risolve con precise manipolazioni osteopatiche del bacino e degli eventuali compensi di altre articolazioni in sequenza  e con il supporto di un bendaggio funzionale.

Nel caso della p. cronica, invece, l’Osteopatia sostiene che essa è dovuta allo squilibrio delle catene muscolari che convergono sul pube e sull’ischio. Un eccesso o una diminuzione di tensione, in una o più catene (p.es. ipertonia muscoli Ischiocrurali, ipotonia muscoli addominali) crea l’alterazione della mobilità articolare delle ossa del bacino e il sovraccarico funzionale degli adduttori.

In questo caso non è sufficiente la manipolazione ma è indispensabile il riequilibrio muscolare delle catene muscolari con specifici esercizi posturali, con esercizi mirati di stretching e potenziamento muscolare.

Per le 5 Leggi Biologiche la pubalgia è la fase di riparazione delle inserzioni tendinee nel Processo Biologico Sensato diretto dal Cervello. La causa di tale riparazione è un trauma (stiramento/distrazione dei muscoli adduttori dell’anca) o una necrosi muscolare dovuta ad un periodo di “autosvalutazione”.

Durante il conflitto di autosvalutazione della:

gestualità motoria (non essere in grado di trattenere o lasciare andare un partner come per esempio un genitore, un fratello, un figlio, o il partner sessuale)

o gestualità sportiva (non essere in grado di trattenere la palla o di dribblare)

il Cervello produce una necrosi della muscolatura che non è in grado di fare il movimento (fase simpaticotonica).

Risolto il conflitto il Cervello ripara la necrosi (fase vagotonica). Questa fase restituiva/cicatriziale è rappresentata da tumefazione, dolore e riduzione della funzione muscolare e sarà d’intensità e durata proporzionale alla fase conflittuale di autosvalutazione.

Sara, 39 anni, soffre dal 15 gennaio di pubalgia (dolore localizzato all’ inserzione del muscolo Grande Adduttore sulla branca pubica sinistra) che la costringe a zoppicare. Vuole sapere perchè è vittima di questo dolore visto che non rientra in nessuna ipotesi eziologica Medica ed Osteopatica.

Infatti, la maggior parte delle pubalgie non si riscontra nelle cosiddette categorie a rischio (p.es. calciatori) ed anche in questi sportivi essa insorge prevalentemente senza cause traumatiche e senza sovraccarico funzionale. Inoltre ho esaminato centinaia di persone che presentano gli squilibri delle catene muscolari, citati dai miei colleghi Osteopati, ma nessuna di queste soffriva di pubalgia.

Da quando Sara si era separata dal marito la figlia più piccola dormiva con lei nel letto matrimoniale. Sara sentiva che questo non era un buon comportamento ma non riusciva a lasciar andare la figlioletta (fase simpaticotonica, la “teneva stretta al suo grembo”).

Il 15 gennaio la figlia chiede di dormire da sola e Sara le prepara la camera da letto con serenità (conflitto lisi). Dopo aver dormito da sola, Sara si risveglia con una fitta dolorosa al pube (fase vagotonica).

Verificato il motivo del suo disturbo, Sara, per evitare un ulteriore conflitto di salutazione (“non riesco a camminare normalmente”), si rivolge all’Osteopata per rendere sostenibile il dolore e l’handicap motorio (normalizzazione del bacino, kinesiotaping, soluzioni ergonomiche del movimento, ecc.).

Retinite

“malattia di Coats”

Secondo La Medicina convenzionale la retinite è il deterioramento della retina e causa una riduzione della acuità visiva anche molto marcata.

Si riconoscono due tipi di degenerazione retinica:

  1. “secca” alterazioni pigmentarie e, successivamente, perdita di epitelio retinico
  2. “umida” o essudativa/neovascolare. formazione di membrane di nuovi vasi al di sotto della retinaI nuovi vasi sanguigni tendono a “sollevare” la retina

La malattia di Coats rientra nel secondo tipo. La maggior parte delle diagnosi viene effettuata entro le prime due decadi di vita, con un picco di incidenza compreso tra i 5 e gli 8 anni.

E’ una vasculopatia retinica idiopatica, non-ereditaria, caratterizzata dalla presenza di vasi retinici teleangectasici associati ad essudati intra-retinici e/o sotto-retinici, che frequentemente inducono ad un distacco retinico essudativo e alla cecità monolaterale. La malattia di Coats si manifesta generalmente in forma isolata, unilaterale, e colpisce più frequentemente il sesso maschile. L’eziologia della malattia di Coats resta ancora sconosciuta, sebbene siano stati riportati alcuni casi, che enfatizzano l’ipotesi di una componente genetica. Il decorso clinico della malattia di Coats è variabile, ma quasi sempre progressivo.

Secondo le 5 leggi biologiche tutte le forme di retinopatia sono un fenomeno organico diretto dal Cervello per risolvere un conflitto biologico di sopravvivenza.

La retina dell’individuo, che ha improvvisamente paura di un pericolo in agguato proveniente da dietro le spalle e che non può evitare, riduce la sua capacità visiva centrale per aumentare quella laterale e poter vedere anche dietro (degenerazione maculare “secca”).

Risolto il conflitto di paura il Cervello procede alla restituzione della capacità visiva producendo un edema fra la sclera e la retina (degenerazione retinica “umida”). Questo edema di riparazione porta ad una diminuzione drammatica della vista, a causa del sollevamento/distacco della retina, soprattutto quando è coinvolta la fovea centrale(macula).

Al termine di questo processo organico di riparazione rimane una diminuzione della capacità visiva.

Miopia: la cavità risultante tra il distacco della retina laterale e la sclera si colma di tessuto cicatriziale e provoca l’allungamento ottico del globo oculare.

Ipermetropia: distacco della retina dorsale e la sclera che, riparandosi, si indurisce. Il globo oculare viene così otticamente accorciato.

Samanta, oggi 40 anni, nel marzo 2011 accusa un disturbo visivo. Vede nel campo visivo laterale destro una macchia.  Si reca dall’Oculista che l’aveva operata per la miopia nel 2004 (cheratotomia radiale), per capire se questo disturbo fosse legato a quell’intervento. L’Oculista la spaventa diagnosticando una emorragia vitreale da malattia vascolare retinica proliferante periferica da operare entro una settimana altrimenti sarebbe diventata cieca.

Samanta, per decidere cosa fare, chiede consulenza con le 5 Leggi Biologiche perchè vuole capire e verificare questo suo disturbo (che non rientra nell’eziologia maggioritaria, cioè non è maschio e non ha meno di 20 anni).

Compreso il suo conflitto di pericolo in agguato proveniente da dietro le spalle, che ha innescato il suo Processo Biologico Sensato decide di prendere tempo. Invece che operarsi d’urgenza, prenota una visita da un’altro Oculista ed esegue alcune prescrizioni (consegnategli dal Consulente 5LB) per cambiare percezione di questo pericolo.

L’Oculista conferma la diagnosi etichettandola come “malattia di Coats” con fluorangiografia.

Samanta  verifica che il suo disturbo, in tre settimane, non è peggiorato e non è diventata cieca come paventato dalla Medicina convenzionale.

Samanta accetta due trattamenti con laser perchè sà che con questo trattamento non ostacolerà il Processo Biologico Sensato, essendo passate tre settimane dall’inizio del disturbo quindi la fase essudativa (PCLA) enunciata dalle Leggi Biologiche è terminata.

Nel frattempo insorgono gravi problemi di salute al suo piccolo figliolo, per cui Samanta non controlla più la sua vista che, peraltro, non mostra cambiamenti.

Nel dicembre 2012, Samanta decide un controllo della sua vista perchè verifica che è molto calata nell’occhio destro.

L’Oculista, con la sua diagnosi: “retinopatia proliferativa non recente con esiti di essudazione retinica pregressa” e una miopia di 2 decimi, conferma il Processo Biologico Sensato (l’edema di riparazione porta ad una diminuzione drammatica della vista, a causa del sollevamento/distacco della retina; la cavità risultante tra il distacco della retina laterale e la sclera si colma di tessuto cicatriziale e provoca l’allungamento ottico del globo oculare).

Nel marzo 2013 il Chirurgo Oculista decide di operare per “fissare” questo “distacco di retina”.  e dichiara che la vista è salva, però la capacità visiva rimarrà di 2 decimi e non potrà migliorare.

Invece, grazie all’operazione chirurgica (fissazione retina con rimozione del tessuto fibrotico) viene ridotta la lunghezza ottica del globo oculare e, così, Samanta migliora fino ad arrivare a 5 decimi di visus.

 

SCOLIOSI

Per la Medicina Ortopedica la Scoliosi è un’affezione tridimensionale deformante della colonna vertebrale che evolve, in genere, fino alla maturità ossea e che non ha una eziologia ben definita (Stagnara).

La ricerca sulle cause ha spaziato a 360°. Sono state vagliate le ipotesi su cause ossee, muscolo legamentose, organiche e metaboliche, posturali, ereditarie, genetiche, neurofisiologiche, ma nessuna è stata verificata scientificamente (al 100%).

Per questo motivo, tranne i

  • casi congeniti (10%),
  • i casi dovuti a compenso da trauma (1-2%, p.es. arto inferiore corto post-frattura)
  • e i casi dovuti a malattia neuromuscolare degenerativa (10%, p.es. poliomielite),

la scoliosi è definita idiopatica perchè è una patologia di cui non si conoscono le cause (80%).Attualmente, quindi, la Medicina ritiene che l’origine sia multifattoriale.

La scoliosi idiopatica dell’adolescente presenta diverse caratteristiche che si avvicinano ad una patologia di evoluzione caotica. Per la Medicina è, praticamente, ̀ impossibile predire l’evoluzione e l’evolutività di una scoliosi.

Secondo le 5 leggi biologiche, invece, la Scoliosi non è una patologia. La deformazione della colonna vertebrale è un fenomeno organico diretto dal Cervello per mantenere il baricentro corporeo all’interno della base di appoggio e quindi l’efficienza dell’apparato  locomotore. Le curve che si creano nella colonna vertebrale compensano un “cedimento” vertebrale (necrosi della spongiosa) anch’esso frutto di un Programma Biologico Sensato diretto dal Cervello.

La conflittualità biologica che determina tale Processo organico è “l’autosvalutazione”. Una svalutazione centrale, importante, a livello del proprio essere biologico (l’adolescente percepisce che “la sua vita non vale niente per papà, o mamma” perchè la loro attenzione è rivolta altrove, o troppo pretenziosa e perennemente insoddisfatta…). È chiaro che se oltre a questa svalutazione si aggiunge la diagnosi di “scoliosi” la conflittualità aumenta e il Processo biologico non finisce, ma recidiva.

Quindi l’intervento correttivo (ginnastica correttiva, corsetto ortopedico, chirurgia ortopedica) è auspicabile solo per risolvere/evitare un eventuale conflitto di autosvalutazione di tipo estetico (DHS per morfologia deformante) che produrrebbe un’altro processo organico di necrosi ossea.

In questi casi è indispensabile che l’intervento “correttivo” sia eseguito con attività motoria propriocettiva socializzante e non con ginnastica medica insieme ad altri scoliotici.

Innumerevoli casi dimostrano che la Scoliosi non solo non è una malattia, ma permette una qualità di vita relazionale, professionale e sportiva di ottimo livello.

Partiamo dalla grande Min Metha (1926–2017), una delle massime scoliosologhe del mondo, specializzatasi nel trattamento delle scoliosi infantili. Questa splendida umanissima Ortopedico londinese, di origine indiana, era portatrice di una gravissima scoliosi, che però ha guardato bene dal farsi operare, e con la quale ha convissuto sin dall’infanzia. Lei ha vissuto 91 anni lavorando instancabilmente, studiando, e girando il mondo a presentare i suoi lavori. E’ sempre stata efficiente, nonostante la scoliosi… o, forse, grazie anche alla scoliosi!

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Yves Jarrousse ha presentato una comunicazione alla XVI Giornate di Studio del G.K.T.S. dal titolo: “Vivere o sopravvivere con una scoliosi di 160°.

Jarrousse afferma: – Noi abbiamo incontrato un gobbo felice! 74 anni, 4 figli, in pensione da 10 anni, scoliosi di 160° scoperta in età infantile, mai trattata, si è presentato al Medico per una banale cruralgia. Esame neurologico: normale; esame cardiaco: normale; esame respiratorio: 56% del valore teorico. Non ha mai avuto dolori vertebrali. Ha praticato attività sportiva agonistica: ginnastica artistica, ciclismo e speleologia. Ha fatto parte della squadra nazionale francese di ginnastica artistica. Lo si vede nell’immagine mentre esegue la “croce” agli anelli! E’ un caso eccezionale? Non lo so, certo questa è una prova evidente che anche con scoliosi gravi si può vivere normalmente.

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Rodolfo, anni 52, all’età di 12 anni gli viene riscontrata una grave forma di scoliosi cervicale. Mai trattata. Nel 2000 Rodolfo si presenta all’esame Osteopatico per parestesie agli arti superiori insorte da poco tempo. Si ritiene opportuno sentire un parere di valutazione della sua scoliosi come possibile causa del sintomo. L’Ortopedico specialista (luminare italiano nel campo della scoliosi) si stupisce dello stato di salute del paziente a fronte di una scoliosi che avrebbe dovuto causargli sintomi molto più gravi di semplici parestesie. Questo specialista, vista la gravità della scoliosi (170°) e della sua delicata localizzazione (cervicale), sentenzia che è inoperabile e congeda il paziente augurandogli che, in futuro, i sintomi non si aggravino (tetraplegia).

Rodolfo, considerato che :

  • nella sua vita non ha mai avuto disturbi importanti ( tranne qualche episodio di cervicalgia come tutti)
  • e ha sempre condotto una vita normale sia dal punto di vista motorio (è nato in zona alpina ed ha sempre praticato le escursioni impegnative) che professionale, nonostante questa “grave scoliosi”,

non fa alcuna terapia e la parestesia passa.

Oggi dopo 14 anni da quell’ esame osteopatico, Rodolfo gode ancora di ottima salute e suona le sue Percussioni ad alti livelli.

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Pietro, anni 34, nel maggio 2007 soffre di lombalgia dopo essere stato investito da un auto mentre si allenava in bicicletta. Per rimediare a questo fastidioso mal di schiena si rivolge all’Osteopata. Dalle radiografie eseguite al Pronto Soccorso emerge che Paolo ha la scoliosi e l’esame posturale lo conferma. Paolo non ha mai saputo di avere la scoliosi quindi questo “dismorfismo” non è stato mai trattato.

Dopo alcune sedute osteopatiche la lombalgia scompare e Paolo torna ad allenarsi e vince la Coppa del Mondo di Mountain Bike . Nel 2010 è tra i primi classificati in una “ultra-cycling” percorrendo in 53 ore 1230 Km con 20.000 metri di dislivello. Tutto questo senza accusare dolori alla colonna vertebrale! Come è possibile? Non ha la scoliosi?

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Queste ed altre mie esperienze (più di 2100 scoliosi esaminate) mi portano ad affermare con certezza che i portatori di scoliosi soffrono di conseguenze invalidanti solo se:

  • vittime di diagnosi pessimistiche (predittive di dolori vertebrali e limitanti la propria vita motoria)
  • e se soggetti a trattamenti svilenti e squalificanti (corsetti e chirurgia).

Questa mia affermazione concorda con la verifica scientifica delle 5 leggi biologiche che dimostrano come l’autosvalutazione” è la conflittualità biologica che determina la necrosi dei tessuti componenti l’apparato muscolo-scheletrico.

 

TALLONITE

(SPINA CALCANEARE)

 

Per l’Ortopedia la spina calcaneare, o lo sperone calcaneare, o ancora deformità di Hoglund è una neoformazione dell’osso calcaneare (tallone) molto frequente nei soggetti obesi, con piede piatto o che praticano sport. È un’eccessiva crescita ossea sul calcagno e compare quando la fascia plantare che va dal fondo del tallone alla base dell’alluce, esercita sul tallone una trazione eccessiva. Dal punto di vista istologico ossia dello studio dei tessuti la spina calcaneare ha una struttura ossea fisiologica simile a quella dell’osso da cui sporge per l’intero corpo e solo la punta è costituita da tessuto cartilagineo e cellule polinucleate derivanti dalla fusione di quelle normali. Essa si forma generalmente sulla superficie inferiore dell’osso calcaneare, anche se, con minor frequenza, può posizionarsi anche nella parte posteriore di tale osso in conseguenza di traumi e/o microtraumi che vengono a determinarsi nelle aree di inserzione tendinea all’osso calcaneare per effetto dello sforzo di trazione esercitato dalle contrazioni dei tendini.

Per la Medina convenzionale le cause della spina calcaneare non sono sempre esattamente identificabili. Le più comuni sono:

  • Genetiche. Ossia nei geni di taluni soggetti è scritta una maggiore predisposizione a contrarre la malattia a causa di una particolare conformazioni dell’osso calcaneare che lo sottopone ad una trazione tendinea più intensa del normale. (ad esempio un calcagno corto da luogo a maggior trazione del tendine di Achille e lo predispone allo sviluppo di spine sotto/ retro calcaneari).
  • Obesità. Il sovrappeso determina maggiore sollecitazione dei sistemi tendinei.
  • Errori posturali nella deambulazione. Anche questi sollecitano anomalamente i sistemi tendinei.
  • Attività sportive in special modo se stressanti e senza il dovuto allenamento e con calzature inadeguate.

È una patologia che provoca dolore solo al momento della formazione ma poi il piede si abitua e diventa quasi asintomatica. La maggior parte delle spine può essere trattata senza ricorrere all’intervento a cui si ricorre solo in caso di dolore persistente.

Secondo le 5 Leggi Biologiche, invece, la spina calcaneare è il frutto di un Processo Biologico Sensato. Essa è una proliferazione osteotendinea diretta dal Cervello che serve a rinforzare l’inserzione muscolare della fascia plantare. Lo sperone calcaneare sta a significare o una fase conflittuale  di lunga durata e di forte intensità o un conflitto recidivante (talloniti recidivanti).

Il Cervello avvia questa proliferazione per riparare/rinforzare l’inserzione tendinea dopo un trauma (forte contusione sul tallone) o dopo una necrosi muscolotendinea dovuta ad un periodo di “autosvalutazione”.

Durante il conflitto di autosvalutazione :

  • della gestualità motoria (non essere in grado di tenere la posizione, “puntare i piedi”con un partner come per esempio il genitore, il fratello, il figlio, il partner sessuale, il collega, il datore di lavoro) ;
  • della gestualità sportiva (non essere in grado di tenere la posizione tattica);

il Cervello produce una necrosi dell’inserzione muscolotendinea che non è in grado di tenere la posizione (fase simpaticotonica).

Risolto il conflitto il Cervello ripara la necrosi (fase vagotonica). Questa fase restituiva/cicatriziale è rappresentata da tumefazione, dolore e riduzione della funzione muscolare e sarà d’intensità e durata proporzionale alla fase conflittuale di autosvalutazione.

Iva, 48 anni, soffre da inizio novembre 2006 di tallonite destra che la costringe a zoppicare. La radiografia evidenzia una spina calcaneare destra. Vuole sapere perchè è vittima di questo dolore visto che non rientra in nessuna causa Ortopedica ed Osteopatica (obesità, traumi, postura, sport ecc).

Infatti, la maggior parte delle talloniti non si riscontra nelle cosiddette categorie a rischio. Inoltre ho esaminato personalmente centinaia di persone che presentano gli squilibri posturali, citati dai miei colleghi Osteopati come cause, ma nessuna di queste persone ha mai sofferto di tallonite. Oppure diversi soggetti con il medesimo sintomo (tallonite) ma senza avere spine calcaneari.

Iva ha verificato che il dolore (fase vagotonica) è iniziato quando finalmente era riuscita a puntare i piedi con il collega di lavoro (conflittolisi) che, improvvisamente, l’aveva costretta con il suo comportamento a eseguire anche le sue mansioni (fase simpaticotonica).

Verificato il motivo del suo disturbo, Iva, per evitare un ulteriore conflitto di svalutazione (“non riesco a camminare normalmente”), si rivolge all’Osteopata per rendere sostenibile il dolore e l’handicap motorio (trattamento fasciale, kinesiotaping, soluzioni ergonomiche del movimento, ecc.).

Scomparso il sintomo, Iva è tornata a camminare normalmente, nonostante abbia ancora la sua spina calcaneare destra.

 

NEVRALGIA TRIGEMINO

La storia del paziente e la descrizione dei sintomi sono di grande aiuto al medico per fare diagnosi di Nevralgia del Trigemino (V Nervo Cranico).

Molti medici consigliano una RMN o una TAC dell’encefalo assieme ad esami di laboratorio. Questi accertamenti cercano di escludere altre possibili cause del dolore, come tumori, sclerosi multipla etc. Non esiste nessun esame specifico per confermare la diagnosi di Nevralgia del Trigemino.

Cause di nevralgia del Trigemino.

Esistono molte teorie sulla causa della nevralgia del trigemino, ma nessuna di esse è accettata da tutti i medici. La maggioranza degli specialisti pensa che la copertura protettiva (guaina mielinica) del nervo trigemino si deteriori permettendo così ad un messaggio anomalo (dolore) di passare lungo il nervo. Questi cambiamenti della copertura del nervo possono essere prodotti dalla compressione da parte di vasi sanguigni, tumori, sclerosi multipla (che causa un danno nella guaina mielinica del nervo), da traumi al nervo o semplicemente dal processo d’invecchiamento.

La causa più frequente è comunque la compressione che un vaso sanguigno esercita sul nervo Trigemino. Alcuni casi di dolore facciale sono causati dall’herpes virus dopo la malattia comunemente chiamata ”Fuoco di Sant’Antonio” ma sono più correttamente identificati come nevralgia post-erpetica piuttosto che come Nevralgia del Trigemino. Questa forma di nevralgia è trattata in modo diverso, abitualmente con farmaci antivirali ed antidepressivi che cambiano la trasmissione del segnale nervoso e diminuiscono il dolore.

Secondo le 5 Leggi Biologiche, invece, la nevralgia del Trigemino è il dolore relativo a un fenomeno organico diretto dal Cervello (Area Corticale Sensoria) per riparare l’epitelio pavimentoso dell’epidermide innervato da questo Nervo Cranico.

La conflittualità biologica che genera questo Processo Biologico sensato è “la separazione, o il contatto corporeo doloroso” ( con madre, o con padre, o con la famiglia o con il partner).

Durante questo conflitto (fase simpaticotonica) il Cervello produce l’ulcerazione dell’epitelio pavimentoso dell’epidermide (non visibile se non al microscopio) diminuendone così la sensibilità (grazie alla quale si “dimentica” temporaneamente il contatto da genitori, famiglia, figli o partner).

Superato il conflitto il Cervello procede alla riparazione cellulare dell’ulcerazione (fase vagotonica) rappresentata da arrossamento (dermatite), gonfiore, prurito (eczema), dolore (neurodermite).

La nevralgia del Trigemino è il risultato di conflitti (fasi simpaticotoniche) recidivanti che prolungano e aggravano la fase di soluzione (fase vagotonica).

Giulia, 24 anni, soffre di episodi ricorrenti di nevralgia del Trigemino (branca mascellare e mandibolare destra) dal febbraio 2012.

Diagnosticata tale patologia, ma non riscontrata nessuna ipotesi eziologica (sopra descritte), le sono stati somministrati antinfiammatori, vitamine del gruppo B e cortisonici senza alcuna soluzione definitiva del problema.

TAC 20/02/2012 MASSICCIO FACCIALE

Lo studio di particolare della regione temporo di mandibolare di entrambi i lati, espletato a bocca chiusa e ripetuto a bocca aperta  (senza forzare la apertura), evidenzia un corretto orientamento dell’angolo intercondilare (valori rilevati 13 gradi a destra e 12 gradi a sinistra; valori di riferimento compresi tra 10 e30 gradi).

Bilateralmente la fossetta glenoidea e la eminenza articolare sono regolarmente rappresentate. I condili mandibolari hanno dimensioni e morfologia nei limiti della variabilità individuale. A bocca chiusa entrambi i condili occupano la fossettaglenoidea, in questa fase il disco articolare si riconosce normo posizionato ad “ore 12”, bilateralmente. In fase di apertura della bocca, regolari il movimento di rotazione e di traslazione ventrale di entrambi icondili, in questa fase il disco articolare conserva regolari rapporti con eminenza articolare e condilo mandibolare.

Con sequenza T2 non segni di versamento intra-articolare, sfumata iperemia della zona bilaminare. In rapporto alla evoluzione clinica, eventuale monitoraggio RM a distanza di tempo, a giudizio del medico curante.

RM ROCCHE PER CAI (SENZA M.D.C.) 26/03/13

Quesito clinico: nevralgia trigeminale destra.

Esame eseguito secondo i piani assiale, coronale e sagittale con tecnica multi-eco in condizioni di base e completato con acquisizioni T2w per lo studio della fossa cranica posteriore secondo un piano assiale. Non si osservano aree di alterata intensità di segnale del tessuto encefalico in sede sovra- e sotto-tentoriale. Sistema ventricolare e spazi liquorali periencefalici nei limiti Strutture della linea mediana in asse.

Non alterazioni degli elementi nervosi cocleo-vestibolo-faciali. Regolare l’emergenza del V paio di nervi cranici bilateralmente. Normorappresentate le cisterne dell’angolo ponto-cerebellare.

Così, nel settembre 2013, Giulia chiede consulenza per sapere quali fattori determinano il suo disturbo (lei crede che sia colpa del freddo perché questi episodi di nevralgia sono più frequenti d’inverno) secondo le 5 leggi biologiche.

Nel 2010 Giulia, dopo anni di sofferenza nel rapporto con il padre, che maltratta lei e la madre, si separa dal nucleo familiare andando a vivere autonomamente. Ma “è costretta” ad entrare spesso in contatto con il padre perchè la madre (a cui è molto legata) non riesce ancora a separarsi definitivamente dal coniuge (fase simpaticotonica).

Nel febbraio 2012 la madre si separa finalmente dal marito (Conflittolisi) e Giulia comincia a soffrire della nevralgia (fase vagotonica). La fine della riparazione non giunge mai al termine perché Giulia vive nel timore di incontrare il padre abitando stesso paese (recidiva nel conflitto di “contatto doloroso”).

Giulia verifica che gli episodi di nevralgia in effetti avvengono non quando “prende freddo”, ma quando riesce ad evitare il possibile incontro con il padre.

Compreso ciò, segue delle prescrizioni indicate dal Consulente, per cambiare la sua percezione di questa situazione e la nevralgia non si ripresenta più.

La cosa che più ha sorpreso Giulia è che, con l’arrivo dell’inverno, il freddo non ha più scatenato il dolore!

 

TUMORE AL FEGATO

 

Per la Medicina contemporanea esistono molte tipologie di tumori maligni del fegato, fra quelli primitivi i più importanti sono l’epatocarcinoma, il colangiocarcinoma e l’angiosarcoma.

L’epatocarcinoma (anche carcinoma epatocellulare o HCC) è senza ombra di dubbio il più importante tumore maligno dell’organo epatico.

Le cause principali alla base della formazione di un epatocarcinoma sono da ricercarsi in due tipologie di epatite, l’epatite B e l’epatite C, infatti la stragrande maggioranza (70% circa) di coloro che sono colpiti da tumori maligni primitivi del fegato sono soggetti risultati positivi ai sopracitati virus.

Tra i fattori di rischio che aumentano l’incidenza dei tumori maligni al fegato si trovano l’alcol, il fumo e l’intossicazione da aflatossine.

Gli epatocarcinomi colpiscono più frequentemente il sesso maschile (rapporto 4:1).

Nel caso ci si trovi in presenza di un forte danno epatico, le sostanze tossiche che normalmente vengono rimosse dal fegato si accumulano nel sangue e menomano la funzionalità delle cellule del cervello. Se esiste la concomitanza dell’ipertensione portale, che causa il salto del filtraggio epatico da parte del sangue che proviene dagli intestini, queste sostanze tossiche possono affluire direttamente alla circolazione generale ed in seguito al cervello, senza essere modificate o purificate. La sintomatologia può includere edema cerebrale, deficit cognitivi, un diminuito livello di coscienza, con sonnolenza fino al coma (coma hepaticum), ed infine la morte.

Per le 5 Leggi Biologiche, invece, le neoplasie epatiche sono Processi Biologici Sensati diretti dal Cervello che induce alla proliferazione le cellule che costituiscono il tessuto del parenchima epatico (di derivazione embrionale endodermica) e delle vie biliari (di derivazione embrionale ectodermica).

La conflittualità biologica che determina queste proliferazioni cellulari è:

  • Per il Parenchima Epatico: conflitto di morire di fame o conflitto per la propria sussistenza; se il focolaio è solitario il conflitto è in riferimento ad un’altra persona se i focolai sono multipli il conflitto è riferito a se stessi.
  • Per i Dotti Biliari : conflitto di rancore e contrarietà nel proprio territorio (dispute in famiglia, o sul lavoro, o in Ospedale per essere costretti a “protocolli” senza prospettive…)

Il Parenchima Epatico prolifera quando l’individuo è in conflitto di morire di fame (fase simpaticotonica); Nel momento in cui l’individuo risolve il conflitto di morire di fame la proliferazione del Parenchima epatico viene ridotta (caseificata) dai micobatteri (TBC) o, in loro assenza, viene incistata (fase vagotonica).

Il tessuto dei Dotti Biliari prolifera (tumefazione) quando l’individuo ha risolto il conflitto di rancore e contrarietà nel proprio territorio (fase vagotonica). Questa tumefazione “ripara” l’allargamento ulcerativo dei Dotti Biliari avvenuto durante il conflitto di rancore nel territorio (fase simpaticotonica).

Se la fase vagotonica della riparazione dei Dotti Biliari è molto consistente, la Crisi Epilettoide comporta assenza, edema cerebrale (nella zona corticale deputata al funzionamento delle vie biliari) e, in corrispondenza delle cellule alfa di Langerhans, una forte ipoglicemia.  Ecco cos’è il “coma epatico”.

Tiziana, 55 anni, esegue all’inizio di luglio 2012 il controllo ecografico di routine (perché trapiantata di rene e splenectomizzata  dal 1982) e le viene riscontrata una neoplasia al lobo epatico sx, confermata con esame TAC. Tiziana conosce le 5 leggi biologiche e chiede consulenza per capire il senso del suo Processo Biologico.

Nel febbraio 2012 rimane impressionata dal drastico e inarrestabile dimagrimento di suo marito (DHS = paura che “muoia di fame”). Verso la fine di giugno 2012 il marito riprende peso e lei si tranquillizza (Conflittolisi). Tiziana, nonostante le feroci e insolenti pressioni dei Sanitari, considerato che si sente bene fisicamente, decide di verificare, con ecografia a distanza, se c’è crescita della neoplasia. L’ecografia del gennaio 2013 conferma che la neoformazione è invariata (incistata e non rimossa dall’organismo per assenza di micobatteri TBC).

Nell’aprile 2013, per una sciatica dolorosa e persistente, Tiziana si rivolge all’Osteopata che ritiene necessaria un’indagine ecografica nella regione glutea per escludere la presenza di neuro fibromi. L’ecografista, “già che c’è”, estende l’esame al fegato e scopre un notevole incremento della “massa tumorale” (attribuendo tale crescita al processo precedente senza indagare e distinguerne esattamente l’origine tessutale) che comprime pericolosamente le vie biliari e la vena porta (ipertensione portale).

Tiziana riconosce di aver lasciato andare in aprile 2013 (Conflittolisi) il suo “conflitto di contrarietà e rancore nel suo territorio” (su tre fronti : con i genitori, con un cugino malato e con i Medici) di lunga durata e forte intensità (fase simpaticotonica).

Così la riparazione proliferativa dei Dotti Biliari (fase vagotonica), proporzionale alla massa conflittuale, non lascia scampo a Tiziana (anche per la sua fragilità organica dovuta a 30 anni di farmaci antirigetto e cortisone) e, nella sua Crisi Epilettoide, entra in coma epatico. Tiziana ci lascia il 7 maggio 2013.

 

ADENOCARCINOMA UTERINO

Quando si riceve la diagnosi di tumore all’utero è naturale chiedersi da che cosa sia stata causata la malattia; i Medici di solito non sono in grado di spiegare perché alcune donne sviluppino un tumore all’utero e altre invece rimangano perfettamente sane. Secondo la Medicina convenzionale, l’Adenocarcinoma uterino origina dalle cellule endometriali epiteliali, e le donne che presentano determinati fattori di rischio hanno maggiori probabilità di soffrire di tumore all’utero.

Le ricerche hanno evidenziato i fattori di rischio seguenti per il tumore all’utero:

Crescita eccessiva dell’endometrio (iperplasia endometriale). L’eccesso di cellule nella parete dell’utero è un fattore di rischio per il tumore. L’iperplasia di per sé non è un tumore, ma può trasformarsi in cancro. Tra i sintomi frequenti di questo disturbo ricordiamo le mestruazioni molto abbondanti, lo spotting intermestruale e lo spotting dopo la menopausa. L’iperplasia è frequente dopo i 40 anni. Per impedire che l’iperplasia endometriale si trasformi in tumore, il medico può consigliare l’isterectomia (asportazione chirurgica dell’utero), la terapia ormonale a base di progesterone e le visite di controllo periodiche.Obesità. Le donne obese corrono un rischio maggiore di ammalarsi di tumore all’utero.

Gravidanze e fertilità. Il rischio di tumore all’utero aumenta in presenza di almeno una delle condizioni seguenti:

1. Non aver mai avuto un figlio.

2. Menarca (prima mestruazione) prima dei 12 anni.

3. Menopausa dopo i 55 anni.

Assunzione di estrogeni. Il rischio di tumore all’utero è maggiore tra le donne che in passato hanno assunto per molti anni farmaci a base di estrogeni (senza progesterone) per la terapia ormonale della menopausa.

Assunzione di tamoxifene. Chi in passato ha assunto il tamoxifene per prevenire o curare il tumore al seno presenta un rischio maggiore di tumore all’utero.

Radioterapia nella zona pelvica. Chi si è sottoposta alla radioterapia nella zona pelvica presenta un maggior rischio di tumore all’utero.

Ereditarietà. In caso di madre, sorella o figlia affetta da tumore all’utero, la paziente presenta un maggior rischio di soffrire dello stesso disturbo. Analogamente, sono a rischio le donne affette da una forma ereditaria di tumore al colon-retto (sindrome di Lynch).                                                                                                                                             Molte donne affette da tumore all’utero non presentano nessuno di questi fattori di rischio; viceversa, molte pazienti, pur presentando fattori di rischio noti, non si ammalano.

Secondo le 5 leggi Biologiche, invece, l’ Adenocarcinoma dell’utero è un Processo Biologico Sensato perché diretto dal Cervello. Questo processo consente di superare con successo un ostacolo alla soddisfazione di una precisa necessità biologica dell’individuo femmina.

Il Processo si compone di due fasi :

La prima fase (fase simpaticotonica), in cui l’individuo è in allarme per superare l’ostacolo durante la quale l’endometrio uterino prolifera (adenocarcinoma) per una migliore pulizia dell’utero grazie all’aumento della secrezione.                                                                                                                 La seconda fase (fase vagotonica), inizia quando l’individuo ha superato l’ostacolo (conflitto lisi). Durante questa fase i micobatteri caseificano l’adenocarcinoma, che viene espulso con perdite purulente ed emorragiche. In questa fase l’individuo è stanco e può presentare anche la febbre.

L’ostacolo (conflittualità biologica) che da origine a questo Processo Biologico Sensato è un conflitto semi-genitale, ripugnante, anormale generalmente in relazione ad un uomo; oppure un conflitto di perdita specialmente nelle relazioni nonna/nipotini.

Ingrid biologa, 70 anni, il 27 ottobre 2003 si reca in Inghilterra per partecipare ad una ricorrenza a cui è stata invitata. Il 30 ottobre è costretta a interrompere la sua giornata di relazione ed a rincasare anzitempo perché non si sente bene (è molto stanca, ha nausea e freddo).  Il 7 novembre rientra in Italia che ancora non si sente del tutto bene. Una volta a casa scopre una macchia negli slip di 2,5 cm. Rimane sorpresa perché non aveva mai avuto nulla di tutto questo e pensa che la causa sia lo stress per il lungo viaggio (ma ha avuto il sentore che potesse in qualche modo essere collegato con Tim perché era entrata in contatto con lui per telefono durante il suo soggiorno a Londra). Ha avuto qualche lieve perdita nei giorni successivi ma di colore più chiaro. La settimana successiva durante una visita dal suo Medico di base, per un mal di gola, racconta dello spotting (“macchia”negli slip). Il Medico dice che alla sua età non è normale e che doveva fare un accertamento diagnostico dal Ginecologo. Il 28 novembre Ingrid esegue un’ecografia tramite la quale il Ginecologo rileva un ispessimento dell’endometrio e indica un approfondimento diagnostico con isteroscopia. Questo esame viene effettuato il 7 dicembre e rileva dei polipi nell’utero di Ingrid. Questi sono troppo grandi per essere rimossi senza anestesia per cui Ingrid sarà ricoverata in Day Hospital  per una biopsia. Il 7 gennaio 2004, senza particolare disagio, Ingrid effettua la biopsia  ed il risultato è : Adenocarcinoma moderatamente differenziato G2 di tipo endometriale.

Ad Ingrid viene immediatamente proposta l’isterectomia (asportazione chirurgica dell’utero) con la valutazione, in sede operatoria, della necessità di asportare anche le ovaie e i linfonodi limitrofi.  Ingrid rimane di stucco perché non aveva immaginato in alcun modo questa eventualità. La sua prima reazione quando lascia l’ospedale è di recarsi nella libreria più vicina per cercare un libro su una dieta appropriata, perché aveva sentito parlare dell’importanza del’alimentazione nella cura del cancro. Seduta sul divano, sorseggiando una tazza di thè, mentre guarda un libro di macrobiotica, Ingrid si chiede il perché questa cosa è successa proprio a lei.

Allora và a trovare la sua amica Elisa, terapista Shiatsu. Dopo averla ascoltata e aver letto la diagnosi, Elisa afferma categoricamente che non c’è niente di sbagliato nel suo organismo, e Ingrid si trova d’accordo con lei! Elisa prende subito un grande libro da uno scaffale e cerca la causa del cancro dell’endometrio.  Nel libro l’Autore, il dott. Ryke Geerd Hamer, spiega che il conflitto che origina tale adenocarcinoma è il “Conflitto a sfondo semi-sessuale, ripugnante, ”non normale”, generalmente in relazione ad un uomo”.  Ingrid riconosce di aver avuto questo conflitto.

Dopo esser stata sola per 20 anni, aveva conosciuto Tim nel febbraio 2003 e sperava di aver trovato finalmente un partner con cui vivere serenamente. Invece, il 14 Agosto 2013 Tim le restituisce le chiavi di casa e la lascia (DHS). Questo è stato un terribile shock per Ingrid, perché sperava che Tim avesse superato la paura di essere lasciato, come era già avvenuto nella sua precedente relazione amorosa. Ingrid rimane in tensione per questa deprecabile chiusura del rapporto (fase simpaticotonica)… fino alla prima notte che trascorre a Londra (27 ottobre 2003) quando si sveglia sconvolta alle tre di notte … si alza e comincia a scrivere, tra le lacrime, una lettera a Sam fratello di Tim. Dopo un’ora finisce di scrivere, si sente esausta ed infreddolita, ma sente anche un gran senso di sollievo (conflitto lisi). Ingrid sente di essersi liberata di un peso e si riaddormenta più serena.

Dopo l’informazione ricevuta da Elisa, quando Ingrid torna a casa guarda nella sua libreria e scopre che ha una copia del libro del dottor R.G.Hamer intitolato “Il capovolgimento diagnostico. La genesi delle Malattie e in Particolare del Cancro “. È un dono ricevuto nel mese di agosto 2000 da un amico svizzero Naturopata. Egli le aveva detto: “leggi questa scoperta rivoluzionaria!”. La mattina seguente Ingrid telefona ad una amica di Roma, Ginecologa, che crede nella medicina olistica, per ottenere il suo parere. Ingrid vuole porle tre domande.

1. Devo fare l’isterectomia ?

2. Devo seguire una dieta macrobiotica ?

3. Devo seguire le indicazioni della Nuova Medicina del dottor Hamer?

Appena la Ginecologa sente la diagnosi, di Adenocarcinoma uterino, senza lasciare il tempo a Ingrid di fare le tre domande, dice subito che “è necessario seguire la Nuova Medicina del dottor Hamer” e che le avrebbe mandato alcune informazioni sul tema.

Per Ingrid la situazione è chiara. Tre persone di cui si fida le hanno detto, nel giro di 24 ore, di seguire la Nuova Medicina e si  rende conto che questo non è casuale ed è questa la strada da fare. Ingrid si reca dal Medico Consulente sulle 5 Leggi Biologiche. Egli conferma la conflittualità biologica, all’origine del “tumore”, che ha scoperto con Elisa. Il Medico dice a Ingrid che il suo tumore è già in “guarigione” e che se la biopsia fosse stata effettuata due settimane più tardi sarebbe stata negativa. L’influenza e lo spotting, che Ingrid pensava fossero dovute alla stanchezza del viaggio, erano sintomi del corpo che espelleva il tumore (fase vagotonica). Inoltre le dice che il suo unico problema sarebbero stati i Medici, che avrebbero insistito per l’operazione rendendole la vita molto difficile. Aveva ragione. Nove Medici, tra cui il suo medico di famiglia e alcuni amici, le hanno detto le cose più terribili per cercare di farle cambiare idea.

Ingrid non l’ha cambiata. Nel maggio 2004 dal controllo ecografico è risultato che il suo endometrio è tornato completamente normale.

 

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